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Proloco di Groppallo - Il castello di Boli a Groppallo

Il castello di Boli a Groppallo

un avamposto dei nobili Nicelli in alta val Nure

 di Claudio Gallini (estratto parziale da "L'urtiga", quaderni di cultura piacentina n°2, LIR, 2013)

 

 

L’intera media e alta val Nure che si allontana da Bettola e giunge fino ai confini con la val d’Aveto è stata caratterizzata, nel corso del Medioevo, da un intensa presenza di faide famigliari che raggiunsero l’apice soprattutto tra il XV e il XVII; questa fenomenologia ha certamente segnato dal punto di vista sociale e politico tutta questa porzione di valle.

E’ utile, prima di proseguire, fare un veloce quadro geografico e politico della val Nure negli anni che vanno tra il 1400 e il 1600 quando era in essere quella che ancora oggi ricordiamo come “Università di Valnure”, un istituzione che sfiorò addirittura il XIX secolo.

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Per le signorie milanesi si verificò la quasi impossibilità di sottomissione nei confronti di questi uomini di montagna e, appurati i fatti, il governo preferì con un’attenta manovra politica, scendere a compromessi e conciliare a tutta l’Università di val Nure diversi privilegi fiscali.

Ad esempio, per citarne alcuni, il duca Filippo Maria Visconti promise di tenere la val Nure sotto la propria protezione e controllo senza mai infeudarla ad estranei, in più esborsò 1000 ducati, aggiungendo altre numerose immunità. Allo stesso modo queste doti vennero riconfermate nel 1452 quando il controllo del ducato passò a Francesco Sforza e, più tardi, anche da Galeazzo Maria Sforza e da Francesco I, sovrano di Francia.

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L’intero territorio montano piacentino era però contrassegnato da una forte presenza di forme feudali.

Queste famiglie influenzarono sicuramente il clima politico ed economico della Valle, ma il casato nobile più importante che ebbe un ruolo fondamentale nel suo interno fu senza dubbio quello dei Nicelli.

GUARDA IL VIDEO SUL CASTELLO DI BOLI

 

 

I Nicelli nutrivano un vasto interesse verso questa terra che confinava con la Liguria e che dal mare giungeva alla pianura, attraverso canali di intenso contrabbando; a dimostrazione di ciò questo casato vantava estesi possedimenti e soprattutto incommensurabili fortilizi, e case torri che, collocati in zone strategiche, permettevano un assoluto controllo della valle.

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Nel 1339, Ottone Nicelli acquistò diversi poderi nella zona di Groppallo direttamente dal vescovado di Piacenza ma, solo nel 1431 Bartolino II° Nicelli fece rilevanti acquisti sempre in zona, con oltre undicimila pertiche proprio a Boli di Groppallo; Bartolino II° avrà l’investitura feudale di Boli nel 1441.

Il borgo di Boli è posizionato in una zona molto particolare della valle, proprio dove il Nure curva di novanta gradi per dirigersi verso Piacenza e proprio lì riceve i suoi principali tributari, Lavaiana e Lardana.

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Le memorie storiche del luogo, i racconti tramandati dai vecchi, riportano spesso alla luce questa torre evidenziandone però solo gli aspetti più pittoreschi quali la presenza di un pozzo di lame sotto la base e di un condotto sotterraneo che da castello arrivava fino a Boccolo Tassi; cose del tutto fantasiose che comunque hanno permesso, di mantenere vivo il ricordo di questo avamposto della famiglia Nicelli.

 

(La collocazione geografica del castello di Boli nel territorio di Groppallo)

 

Soltanto in un atto di vendita del 1454 troviamo per la prima volta indicato chiaramente il castello di Boli come bene acquistato, insieme a tutte le terre e pertinenze di Boli, da Stefano Nicelli, figlio di Bartolino II°.

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Gli organi di giurisdizione chiedevano ai feudatari della val Nure, i Nicelli soprattutto, di aiutarli a porre fine al contrabbando e proprio dal castello di Boli, attorno al 1470, avevano avvistato e fatto arrestare a Boli quattro uomini con quattro cavalli carichi di biade.

Dalle cronache del tempo, apprendiamo che il primo uomo fu lasciato andare quasi subito perché vicino a Tommaso Moroni, allora conte di Ferriere, mentre gli altri tre con i rispettivi cavalli furono scortati fino a Bettola, dove furono lasciati andare in cambio di alcuni ducati pagati da Stefano Nicelli in cambio di tale liberazione.

(foto montaggio che cerca di riprodurre come poteva apparire il castello di Boli di Groppallo)

 

Da questo piccolo episodio trapela il gioco sporco che a volte i Nicelli conducevano nei confronti delle Signorie. I loro movimenti, ma soprattutto i loro comportamenti, erano dettati dalla situazione politica del momento e dallo stesso sistema produttivo che portava ad agevolare il contrabbando.

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I beni posti a Boli, con il passare del tempo, divennero sempre più importanti proprio per la posizione geografica in cui erano collocati e scopriamo che i Nicelli avevano lì anche una taverna data in gestione, insieme al mulino, a un tal Daniele Cavanna che aveva però divieto assoluto di accedere al castello; questo fu l’inizio di un forte legame tra le famiglie Nicelli e Cavanna.

Tra le tante vicende, anche sanguinarie, che caratterizzarono la val Nure di quei tempi, leggiamo di un fatto dove il castello di Boli rivestì una funzione di primo piano nella primavera del 1515.

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Oggi, del castello di Boli, rimangono soltanto piccole porzioni di fondamenta sepolte da rovi e muschio, ma quei sassi racchiudono un’importante fetta di storia della val Nure.

Il recupero di queste aree potrebbe, a parere dello scrivente, essere la base di partenza del rilancio turistico e culturale del bellissimo comprensorio groppallino.

 

 

Per approfondire l'argomento,  con tutta la storia di questo fortilizio si consiglia la lettura del volume 

IL CASTELLO DI BOLI

Edito da Tip. Le. Co

 

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Autore: Claudio Gallini © 

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